- foto di Francesco Zoppi
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Altro che gusto di zolfo. Storicamente era quella la caratteristica più nota del Coronata, il vino prodotto nella cintura della città di Genova. Più recentemente, il nettare delle vigne site al sole del capoluogo ligure è diventato marchio Doc con il nome più ampio di Valpolcevera: «Dunque, soggetto a un disciplinare preciso e quel difetto, diventato poi tipicità, assolutamente non può essere presente» spiega Andrea Bruzzone, titolare dell’omonima Enoteca nel centro di Genova Bolzaneto, unico punto certificato per vinificare il Coronata di Valpolcevera. È un percorso antico in cui il vino dell’entroterra alle spalle della Lanterna era persino più noto e apprezzato del Cinque Terre. Una tesi spesso ricordata anche dal noto enogastronomo Virgilio Pronzati e oggi rispolverata dallo stesso Andrea Bruzzone che, assieme a Gionata Cognata e alla sua Azienda, ha sfidato la modernità per dare un futuro ai pendii del post industrializzazione. «La Repubblica Genovese per secoli fu considerata una delle più grandi potenze economiche e militari del mondo, era soprannominata “La Superba”».
«Questo vino nasce nel territorio dove vengono coltivate le uve tipiche del genovesato, in vigneti a fasce con vista sul Mar Ligure» rimarca anche mediante le pagine del suo portale. Se Andrea Bruzzone si occupa della vinificazione e commercializzazione, gestita poi operativamente dall’azienda Timossi di Serra Riccò, il secondo è proprietario di un’azienda agricola impegnata nel recupero dei terreni per una produzione tutta interna al Comune di Genova e attiva tra i colli di Coronata, Morego, Fegino o Cesino.
L’ultima stagione ha garantito circa 3000 litri ottenuti mediante uve di vermentino, bianchetta genovese e bosco. «Questa è la composizione imposta dal disciplinare». Tuttavia, la sottolineatura principale riguarda l’opera di recupero avviata ormai da quasi due lustri all’interno di una vallata anticamente votata all’agricoltura, ma per lunghi anni rimasta sotto scacco di servitù dell’industria pesante e oggi in grado di conquistarsi uno spazio legato alla tipicità enogastronomica. L’umiltà di chi guarda il mare dai filari è qualità impagabile. Al tempo stesso, però, qui non manca un pizzico d’orgoglio per quanto rimesso in piedi. E attualmente la descrizione tecnica del vino di Polcevera risulta la seguente: “Buone doti di personalità, colore paglierino con riflessi verdognoli. Il profumo è caratteristico, delicato, fruttato e persistente. Si riconoscono erbe e fiori di campo, il cedro e le resine di bosco. Il sapore è secco, sapido e armonico. Garantisce buoni risultati fino ai due anni. Va servito a dieci gradi in calici a stelo medio. Ideale per accompagnare pesce alla ligure, cima, trippe, acciughe, frittelle di ortaggi, frittate di verdure e formaggette». Perfetto per brindare alla rinascita di un’intera valle.