Fazzoletti di seta abbinati a un calice di Lievantù. E un tuffo negli anni Settanta con l’artista canadese
VINO: Lievantù delle Colline di Levanto Doc
BRANO: “Human Highway” di Neil Young – Album “Comes A Time”, Etichetta: Reprise/ Warner Bross, Anno: 1978
I “Mandilli de Sea”, tradotto dal genovese “Fazzoletti di Seta”, sono una pasta fresca tipica di Genova e della Liguria che arriva dal passato, in pratica delle lasagne bollite nell’acqua, condite con il pesto e servite nel piatto da sembrare appunto dei grandi fazzoletti. Leggende storiche narrano che l’origine di questa specialità culinaria sia legata ai commerci con l’oriente, non tutti sanno che i genovesi arrivarono in Cina molto prima di Marco Polo, avviando un ricco commercio dove la seta era tra le merci più scambiate. La seta, la sua lavorazione e gli scambi commerciali che ne derivarono, arricchirono per un lungo periodo le casse degli abili commercianti genovesi. La Repubblica Marinara ebbe periodi fertili legati al commercio delle stoffe e pare che qualcuno, per imbandire sontuosi banchetti, inventò appunto i “Mandilli de Sea” conditi rigorosamente con il pesto facendoli diventare, nel tempo, delle specialità liguri apprezzate fino ai giorni nostri.
Ingredienti:
Per la pasta:
- 500 gr. di farina 00
- 2 uova
- sale
- acqua q.b.
Per il pesto:
- 100 grammi di foglie di basilico
- 50 grammi di pinoli
- 70 grammi di parmigiano grattugiato
- Sale grosso q.b.
- 2 spicchi di aglio
- 30 grammi di pecorino grattugiato
- 200 grammi di olio extra vergine di oliva
Procedimento
Incominciamo dalla pasta, disponiamo la farina a fontana sul tavolo aggiungendo le uova, il sale e un po’ di acqua sufficiente per l’impasto. Formiamo una palla e la lasciamo riposare coperta mentre prepariamo il condimento. Per preparare il pesto le foglie di basilico non devono essere lavate ma pulite con un panno morbido. Iniziate la preparazione del pesto mettendo l’aglio sbucciato nel mortaio assieme a qualche grano di sale grosso. Cominciate a pestare e, quando l’aglio si sarà ridotto in crema, aggiungete le foglie di basilico insieme a un pizzico di sale grosso che servirà a frantumare meglio le fibre e a mantenere un bel colore verde acceso. Schiacciate, quindi, il basilico contro le pareti del mortaio ruotando il pestello da sinistra verso destra e contemporaneamente ruotate il mortaio in senso contrario (da destra verso sinistra). Continuate così fino a quando dalle foglie di basilico non uscirà un liquido verde brillante. A questo punto aggiungete i pinoli e ricominciate a pestare per ridurre in crema. Aggiungete i formaggi un po’ alla volta mescolando continuamente per rendere ancora più cremosa la salsa, e per ultimo l’olio di oliva extravergine che andrà versato a filo, mescolando sempre con il pestello. Amalgamate bene gli ingredienti fino a ottenere una salsa omogenea. Ora riprendiamo la pasta e tiriamo la sfoglia a macchina, tagliamo poi dei piccoli rettangoli con la rotella dentellata. Mettiamo a bollire l’acqua con il sale, appena bolle uniamo un cucchiaio d’olio e buttiamo i mandilli, lasciamo riprendere il bollore e dopo qualche minuto scoliamo e saltiamo nella padella con il condimento preparato.
Mentre cucino sull’altro piatto suona…
Questo è uno dei tre dischi (insieme ad ‘Harvest’ e a ‘Rust Never Sleeps’) che consiglierei a chi ha voglia di conoscere Neil Young. Soprattutto perché in questo album c’è qualcosa che ricorda il passato più felice dell’artista, dopo il biennio oscuro 1973-1975 dovuto a morti dolorose, come quella del primo figlio con problemi mentali, e abusi di ogni genere. Dalla copertina si evince questa sferzata di aria pura infatti, sono spariti i colori scuri lasciando il posto a tinte solari bianche e gialle e non ultimo, l’immagine di un Neil Young addirittura sorridente. Le brutte vicende di abusi di alcol e droga sembrano essere superate. Quando “Comes a Time” arriva nei negozi di dischi nell’ottobre del 1978, è un successo travolgente, con vendite immediate molto distanti dai precedenti lavori, meno radiofonici, come “On The Beach” e “Tonight is The Night”, che comprendevano due terzi della sua “Trilogia del dolore”. Da “Comes A Time” è stato estrapolato il primo grande successo radiofonico di Young , “Lotta Love”, arrivato alla Top 10 con la cover di Nicolette Larson, sua voce di supporto nell’album. “Comes A Time” fu originariamente concepito come un progetto acustico solo. Quando Neil Young ha presentato per la prima volta l’album – originariamente registrato ai Triad Studios di Miami senza alcun musicista di supporto – i dirigenti, suggerirono cortesemente di registrare le tracce con una band.
Le canzoni, tutte originali, a eccezione di una bella cover “Four Strong Winds” di Ian e Sylvia Tyson, evocano immagini di paesaggi ricchi di alberi in piena fioritura. L’album nel complesso sembra una passeggiata attraverso un tranquillo prato verde in una giornata di primavera. La traccia di apertura “Goin ‘Back”, definisce questo mood con una chitarra delicata, archi e un ronzio elettrico che, anche se un po’ bizzarro, funziona egregiamente per enfatizzare. La musica dolce e i testi astratti si combinano in un modo stupendo, quasi surreale. Sebbene le parole suggeriscano un malinconico desiderio di tornare alla vita in uno stato arcaico, la maggior parte dell’album conserva questo stato d’animo irresistibile. “Comes A Time” suggerisce la miracolosa inevitabilità dell’esistenza quotidiana. Un aspetto sorprendente della chitarra elettrica distorta che a un certo punto imita i tergicristalli del parabrezza ma non altera l’atmosfera di “Look Out For My Love”, semmai la intensifica. Anche “Lotta Love”, mantiene l’atmosfera con il suo scarno arrangiamento di chitarra, basso, piano e batteria. Ascoltando “Peace of Mind” hai quasi la sensazione di galleggiare sulla schiena in una placida piscina.
“Human Highway” esplode con il folk e il country alla Woody Guthrie e il ritornello “ How could people get so unkind” riecheggia all’infinito anche dopo il primo ascolto. La strana e alquanto incongrua “Motorcycle Mama” gorgoglia nel paesaggio sereno e appare un po ‘fuori posto in un album che in generale si crogiola nella calda e indistinta luce del folk-pop degli anni ’70. Poi l’album ritorna su montagne, alberi e vegetazione e un po’ di malinconia con “Four Strong Winds”, l’unica cover dell’album. “Comes A Time” riconcilia il Neil Young sorridente della copertina col mondo, anche se temporaneamente.