Tanti preferirebbero rimandare, compreso Marcesini, presidente del Consorzio ligure. La decisione dopo il 3
Vinitaly sì, Vinitaly no. Per sapere se il Salone Internazionale dei vini e dei distillati più famoso d’Italia si farà, bisognerà attendere ancora qualche settimana. Ma considerato lo scenario generale fatto di campionati sospesi, fiere internazionali disdette e così via, c’è poco da essere ottimisti. Il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani, sembra però tener duro e in una lettera scritta agli espositori afferma: «Attendiamo gli sviluppi sino al 3 aprile e verificheremo con tutti gli espositori le condizioni generali di svolgimento della manifestazione, con l’obiettivo concreto e prioritario di salvaguardare e mettere a frutto gli investimenti di tutte le aziende espositrici. Non si può vivere alla giornata, ma non si possono neanche cambiare i piani ad ogni flash di agenzia.»
Qualcuno però si è già espresso con chiarezza ed è Federvini che al Salone quest’anno dice “no”: «Non ci sono le condizioni per un evento di livello internazionale come è Vinitaly – ha dichiarato Piero Mastroberardino, presidente del Gruppo Vini di Federvini – Invitiamo Veronafiere a ripensare l’evento in una modalità diversa, compatibile con il mutato scenario globale.» L’Unione Italiana Vini (Uiv) si allinea invece al direttivo di Veronafiere e rimanda la decisione, che non potrà comunque farsi attendere oltre Pasqua, per ovvi motivi organizzativi e logistici. «Veronafiere – commenta Paolo Castelletti, direttore generale di Uiv – correttamente ha costituito un tavolo con le principali organizzazioni del vino. Nell’ultima riunione si è deciso di attendere il 3 del prossimo mese per capire e decidere. Oggi è del tutto fuori luogo dire “sì” o “no”.»
Lo spettro di un Vinitaly sottotono, nel caso si facesse, sarebbe comunque difficile da evitare e non solo perché a giugno le aziende, soprattutto quelle più piccole e meno strutturate, saranno impegnate in vigna, ma anche perché bisognerà fare i conti con la situazione sanitaria del momento, diversa da Paese a Paese.
Tra i sostenitori del “no” ci sono anche i Vignaioli Fivi e molti altri Consorzi regionali, come quello ligure appena nato: «Penso che quest’anno il Vinitaly sarebbe meglio non farlo – ha dichiarato Andrea Marcesini, presidente del Consorzio – non si muoverebbero né gli americani, né gli orientali e rischieremmo di vanificare risorse importanti. Dovremmo invece ottimizzare gli sforzi per risollevare il mercato locale, ripartendo “da casa”, dal locale, e dirottare tutte le risorse stanziate per la promozione estera sul consolidamento del mercato interno.»
Intanto sul sito di Vinitay resistono le date di giugno (14-17) per quella che dovrebbe essere la 54° edizione. «Vorremmo rendere chiaro un concetto – scrive ancora Mantovani – Vinitaly è la nostra manifestazione più significativa e più importante; lo è non tanto in termini economici, ma in quanto promuove, rappresenta ed in alcuni ambiti guida da decenni il settore enologico italiano nel mondo. Non è una leadership di cassa: è una leadership di mercato, di progetti, di comunanza d’intenti con un’imprenditoria vivace ed intraprendente, portabandiera del made in Italy, con la quale abbiamo il privilegio di dialogare da 54 anni. Non vogliamo che questo filo si interrompa, e con noi non lo vuole il sistema promozionale italiano.» Insomma, staremo a vedere.