Intervista alla giovane spezzina premiata. Che ha scoperto il vino… un giorno, per caso

Ylenia Mezzapelle al momento della premiazione insieme a Marco Rezzano, responsabile della didattica AIS
Ylenia Mezzapelle ha 23 anni ed è una giovane sommelier spezzina. Ride quando racconta che è figlia di genitori astemi e che il vino lo ha scoperto così, quasi per caso. Classe 1995, Ylenia è stata appena insignita del titolo di Miglior Sommelier Ligure alle finali del premio AIS, svoltosi a Sestri Levante lo scorso maggio, durante l’ultima edizione di Mare&Mosto.
A chi le chiede se è cresciuta a latte e vino, risponde che tutto è cominciato da un bicchiere di bianco, assaggiato durante le ore di alternanza scuola-lavoro che, dall’Istituto Alberghiero, l’hanno portata ad avvicinarsi alle cucine e ai ristoratori professionali. Quel bicchiere le deve aver raccontato qualcosa di interessante, per spingerla a proseguire e perfezionare i suoi studi in enologia e ad appassionarsi gradualmente anche ai vini rossi.
Superato il test scritto a conclusione del percorso professionalizzante scolastico, Ylenia partecipa a Miglior Sommelier Junior d’Italia, senza passare la prova. Ritenta l’anno successivo, il concorso si svolge nella tenuta Ferragamo in Toscana e questa volta arriva terza. È un inizio. «Avevo 18 anni – spiega Ylenia – e da lì in avanti la cosa si è fatta interessante: ho vinto altri concorsi, grazie ai quali ho ricevuto borse di studio che mi hanno permesso, una volta terminate le superiori, di pagarmi i primi due livelli della scuola AIS, per diventare sommelier».
Terminato l’alberghiero, Ylenia decide di iscriversi all’università, per approfondire gli studi in enologia e viticoltura ma, per ragioni familiari, abbandona l’idea e inizia a lavorare. «In realtà ci penso ancora e ogni anno mi dico che a settembre riprovo l’esame di ammissione».
Gli esordi lavorativi sono nel settore ristorativo, prima qualche bar e poi un’importante enoteca spezzina. I primi guadagni sono destinati al pagamento dell’ultimo livello della scuola AIS e nel 2016 Ylenia diventa sommelier a tutti gli effetti ed è la sua titolare, Yvonne Riccobaldi, a spingerla a partecipare a Miglior Sommelier della Liguria. «In quel periodo avevo due lavori, non riuscivo a studiare come necessario e alla gara non ho superato la prova scritta. La preparazione per questo tipo di concorsi non è mai abbastanza. Per la Liguria poi, alcune cantine sono talmente piccole che non trovi nessuna informazione su internet e devi andare a visitarle di persona». Dopo questa esperienza, partecipa alla gara del Sagrantino, che si è svolto in Toscana, e si classifica seconda.
Le prossime tappe nel suo percorso professionale prevedono la partecipazione alle nazionali AIS per Miglior Sommelier d’Italia, che si svolgeranno a settembre ma, «lo studio da preparare è tanto, sto facendo due lavori contemporaneamente e, per ora, la prendo come un test personale, voglio partecipare innanzitutto per divertirmi e mettermi alla prova. Per il momento voglio continuare a partecipare ai concorsi e pensare, nel mio futuro lavorativo, di poter realizzare una mia creatura a livello ristorativo: adesso mi sto facendo le ossa».
Tra i suoi vini del cuore, Ylenia mette per la Liguria le produzioni di Andrea Kihlgren, «un personaggio fuori dal comune», il 5 Terre di Walter de Battè, La Granaccia di Podere Grecale e i vini metodo classico de La Vecchia Cantina della famiglia Calleri. E poi, extra regione, e «rispettando le mie origini siciliane, non posso non tenere in considerazione l’Etna Rosso e, perché no, il Sagrantino che ha un tannino molto particolare e in degustazione ti porta nella tradizione del luogo: quando ho studiato il Sagrantino, per partecipare al concorso, è come se avessi vissuto in Umbria per 20 anni e avessi conosciuto personalemente i produttori».
L’esperienza di Ylenia è sicuramente rappresentativa del progressivo incremento della presenza femminile nelle professionalità legate al vino, settore tradizionalmente maschile. Raccontando il suo percorso da sommelier, parla di un approccio sentimentale, attraverso una degustazione che è un transito emozionale nel vino, un viaggio nel vissuto di ciascuno di noi. «È certamente bello vedere un uomo quando fa una decantazione, ma noi ci mettiamo più sentimento: il vino è prima di tutto un approccio nell’esperienza personale di ciascuno di noi».
Lo ha capito, racconta lei, anche dai semi di peperoncino che ha piantato insieme al suo ragazzo. La sua pianta sta già crescendo, quella del compagno ritarda. Potrebbe essere tutto merito della passione che Ylenia mette anche qui.